Gli immaginari legati al corpo stanno cambiando: l’Ai sa tenere il passo?

Facciamo un esperimento. 

Apri un qualsiasi social media a tuo piacimento come Facebook, Instagram o TikTok e conta dopo quanto tempo incontri un contenuto su come dimagrire, come mangiare leggero, su come superare la prova costume, come non mostrare la pancia. Non ci vorrà molto, sono sicura.

Questi contenuti sono molto popolari perché viviamo nella società della diet culture, “un sistema di convinzioni che valorizza i corpi magri o tonici rispetto ad altri tipi di corpo e che collega il peso e le dimensioni del corpo alla salute e allo status sociale”.1

In pratica: la forma e il peso del tuo corpo determinano il tuo valore come persona.

Non si tratta certo di un fenomeno recente, ma nuovi progressi tecnologici potrebbero peggiorare la situazione.


A giugno, Photoshop ha lanciato una nuova magia. Si tratta del cosiddetto riempimento generativo, che consentirà alle persone di aggiungere, espandere o rimuovere elementi indesiderati nelle foto semplicemente inserendo un’indicazione testuale dentro l’applicazione. 

Adobe utilizza l’intelligenza artificiale da oltre un decennio, ma questa integrazione ha un sapore diverso. La funzione migliorerà la vita di milioni di graphic designer e art director sparsi per il mondo, generando buzz e interesse anche per chi di Photoshop si interessa poco: su TikTok l’hashtag #Photoshop ha più di 19 miliardi di visualizzazioni.

 Le conseguenze sulla nostra mente

Le implicazioni che tutto questo può avere sulla propria salute sono diverse, non per ultima la difficoltà di avere a che fare ogni giorno con un’immagine di sé che non corrisponde all’ideale imposto che, per quanto irrealistico, viene percepito come reale. Questa dissonanza può portare a voler cambiare il proprio corpo, a odiarlo, a volte perfino a volerlo eliminare. 

Inseguire una forma fisica socialmente considerata perfetta costituisce un vero e proprio costo per le persone e per lo Stato: secondo una ricerca condotta da Dove, seguire questi standard di bellezza avrebbe un costo di 84 miliardi di dollari di perdite finanziarie ed economiche e 221 miliardi di dollari per i costi derivanti dal malessere e dalla diffusione di patologie legate all’immagine corporea. 

“Il rapporto dimostra che gli standard di bellezza non sono superficiali. Hanno un costo umano e finanziario che tutti dobbiamo affrontare e per cui lavorare insieme per cambiare le cose, in modo che tutte le persone possano avere un rapporto positivo con la bellezza e che tutte possano raggiungere il loro pieno potenziale”.

– Ale Manfredi, Global Chief Marketing Officer di Dove.

Cambiamo rotta

Nessun è esente da bias, pregiudizi e condizionamenti, tantomeno l’intelligenza artificiale.

Abbiamo tra le mani uno strumento che può migliorare la nostra vita e il nostro lavoro, se usato correttamente.

Nel peggiore dei casi, può diventare il nostro peggior nemico. 

Abbiamo la voglia, la capacità e soprattutto la visione giusta per affrontare la sfida e prendere, per una volta, la strada giusta? 

Mi piace pensare di sì, con la giusta consapevolezza. E tu?